Naturalmente tra gli ospedali rinascimentali, destinati ad accogliere qualche centinaio di ricoverati, e queste realizzazioni seicentesche, in cui dovevano trovare ospitalità migliaia di persone, quello che colpisce è il dimensionamento.
Si trattava ora di costruire vere e proprie città, come testimonia anche la loro ubicazione in zone per lo più periferiche, città murate che avrebbero dovuto essere funzionalmente ed economicamente autonome.
L’immagine speculare, ovviamente più dimessa, delle dimore reali europee seicentesche.
Nel panorama del “grande internamento” dei poveri, l’Albergo di Genova si colloca ad una data precoce, in linea con le disposizioni e le realizzazioni dei grandi Stati europei come la Francia.
Nel 1653 fu creata una deputazione per la fabbrica del “nuovo lazzaretto”, in cui figurava Emanuele Brignole, d’ora innanzi sempre presente, che il 7 febbraio venne delegato dai colleghi, ad occuparsi dell’acquisto dei terreni.
Per l’edificazione del nuovo complesso assistenziale la scelta cadde sulla valletta di Carbonara, tra le vecchie e le nuove mura, molto scoscesa e quindi poco appetibile per la speculazione edilizia, ma dotata di acqua, di aria buona e dal cui sbancamento si prevedeva di ricavare il materiale per la costruzione. I capitali per coprire le ingenti spese furono in parte reperiti conun complesso sistema di deroghe, concesse dal Magistrato dei Poveri, sui lasciti istituiti in colonne del Banco di San Giorgio da privati cittadini nei secoli precedenti e destinati a questo tipo di beneficenza e in larga parte dai donativi dei grandi benefattori contemporanei.
Confluirono inoltre nell’Albergo istituzioni caritative preesistenti con beni ed assistiti.
Nel novembre del 1655 furono acquistati i primi terreni in Carbonara e il 1° dicembre fu affidata al Brignole, coadiuvato da Oberto Torre, la cura dell’erezione del nuovo reclusorio.
Negli stessi anni Emanuele Brignole aveva assunto un’altra gravosa incombenza, il controllo e l’amministrazione dei lavori del nuovo Seminario voluto dal cardinale Stefano Durazzo. L’edificio grandioso del Seminario, ora sede della Biblioteca Civica Berio, fu terminato nel giugno del 1657. Tra gli architetti che furono coinvolti in questo progetto figurano Gerolamo Gandolfo, Antonio Torriglia e Pier Antonio Corradi che risultano tra i progettisti dell’Albergo insieme a Giovan Battista Ghiso.